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I segreti della longevità

gut microbiota


deviSapereChePiccolo

 

"Cocoon - L'energia dell'universo" era, nel 1985, il sogno dell'eterna giovinezza così come ce lo presentava Ron Howard, dove gli anziani si immergevano nell'acqua miracolosa di una piscina e riemergevano con nuove forze. Ben lontani da quegli orizzonti, i segreti della longevità, oggi, spuntano dove meno te lo aspetti!
E' quanto ci dice un recente studio. BUONA LETTURA!
Drssa Cosima Coppola

 

Lo studio, promosso dal gruppo di Ecologia Microbica della Salute del Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie,
in collaborazione con il gruppo di ricerca per gli studi sull'invecchiamento e la longevità del Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale
dell’Università di Bologna e l’Istituto di Tecnologie Biomediche del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) di Milano è il primo al mondo a studiare il
microbiota di soggetti così eccezionalmente longevi, consentendo di gettar nuova luce sul ruolo dei batteri intestinali nella longevità.

I risultati sono pubblicati sulla rivista internazionale Current Biology.

I ricercatori hanno analizzato la popolazione batterica intestinale di 24 semi-supercentenari (di età compresa tra i 105 e i 110 anni) della provincia di Bologna,
confrontandola con quella di centenari (99-104 anni), anziani (65-75 anni) e adulti (20-50 anni) della stessa area geografica.


Spiegano gli esperti:

“La longevità – spiega Elena Biagi dell’Università di Bologna – è un tratto complesso in cui giocano un ruolo chiave genetica, ambiente e il caso.
Influenzando molteplici aspetti della fisiologia umana, come il corretto funzionamento del sistema immunitario e del metabolismo energetico, la flora intestinale può rappresentare un tassello importante nel definire come e quanto un essere umano può invecchiare mantenendosi in buona salute”.
Dalla ricerca è emersa l’esistenza di un ‘core microbiota’ (una sorta di porzione ‘fissa’ della flora intestinale), costituito principalmente da specie delle famiglie Ruminococcaceae, Lachnospiraceae e Bacteroidaceae generalmente associate ad un buono stato di salute e produttrici di molecole estremamente importanti per l’organismo come gli acidi grassi a corta catena. L’abbondanza di queste specie buone, però, diminuisce con l’avanzare dell’età, favorendo la progressiva proliferazione di specie opportunistiche pro-infiammatorie, che nei giovani sono presenti in bassa percentuale.

Nella ricerca, però, si è visto che il microbiota dei centenari ”non invecchia”, ovvero non modifica granché la sua composizione, spiega Marco Severgnini del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). Anzi il microbiota intestinale dei semi-supercentenari mostra i segni di proliferazione di microrganismi ‘buoni’, con azione antinfiammatoria, immunomodulante e promotori della salute dell’epitelio intestinale, come Bifidobacterium e Akkermansia.
Nei semi-supercentenari, aumenta anche la concentrazione di batteri della famiglia Christensenellaceae, in altri studi associato a un buono stato di salute.
Sarebbe importante sapere se queste particolari caratteristiche del microbiota intestinale di individui così eccezionalmente longevi sono legate al loro passato stile di vita o se, al contrario, sono un tratto acquisito durante l’invecchiamento soltanto dai soggetti che riescono a vivere più a lungo degli altri ma non sono presenti studi al riguardo.

E' però ipotizzabile che la maggiore abbondanza di Christensenellaceae, associata all’osservato aumento di bifidobatteri e Akkermansia, rappresenti una specie di “firma” presente nel microbiota intestinale di persone particolarmente longeve, e che questa rappresenti un adattamento dell’ecosistema ai cambiamenti fisiologici che avvengono con l’avanzare dell’età, in grado di promuovere la salute e contribuire al raggiungimento dei limiti estremi dell’aspettativa di vita umana.

fonte: Università degli studi di Bologna